Siamo testimoni di una rivoluzione dove la creatività diventa un algoritmo e il talento un semplice prompt. Non mi è molto chiaro perché le persone dovrebbero trovare divertente questo approccio a questa forma illusoria di arte e, sopratutto, quale merito dovrebbero avere. Ormai ho spesso da chiedermi se questi nuovi utilizzatori stanno veramente arricchendo il panorama musicale o se, al contrario, i primi nativi digitali hanno effettivamente portato a una omogeneizzazione e banalizzazione dell’arte senza eguali. Il mio modo di fare Musica con AI non ha mai riguardato tutto ciò, dentro c’è sempre stata la mia musica e ed il core e l’involucro delle mie AI è stato sempre modellato col codice scritto da me. Attualmente questa fase artigianale seppur così avanzata tecnologicamente è andata in secondo piano lasciando spazio ad una sua versione incentrata su una mera e colossale standardizzazione di massa.
Cari amici, benvenuti nell’era strabiliante degli artisti virtuali, dove la “creatività” è un termine gentile per dire “algoritmo scritto da altri” e il “talento rubato agli altri” è un’app da scaricare durante la pausa caffè. Ecco a voi l’ultima trovata di Output, Co‑Producer: un’intelligenza artificiale che fa sembrare ChatGPT un giocattolo e DALL-E un vecchio album di figurine. Questa meraviglia tecnologica sta sfornando una nuova razza di ‘musicisti’, che non hanno mai sfiorato uno strumento musicale, a meno che non consideriate il mouse del computer uno strumento.
Ma attenzione, non confondiamoci: questi nuovi ‘artisti’ non sono mica dei geni della programmazione, ma piuttosto degli abili manipolatori di un software creato e addestrato da menti ben più brillanti. Grazie a questa nebbia di innovazione tecnologica, ora chiunque può diventare un produttore musicale standardizzato, perfetto per il consumo di massa, indipendentemente dalla propria esperienza o conoscenza musicale. E quando dico chiunque, intendo proprio tutti, pronti a sfornare hit che suonano tutte uguali, perfette per il mainstream.
Non fatevi illusioni, o voi che aspirate a essere i nuovi Achille Lauro digitali: questi sistemi non sono stati concepiti per svelare il genio musicale che giace in ciascuno di voi. In realtà, sono programmati per farvi sentire unici, mentre in realtà vi stanno spingendo verso un uniforme oceano di banalità musicale. Non avete voglia di imparare a suonare uno strumento? Allora, almeno, mettetevi a programmare. Create da soli questi software, plasmateli con la vostra visione della musica e la logica che percepite in essa. Addestrate questi algoritmi con la vostra musica, quella nata da ore e anni di dedizione a uno strumento. Credetemi, può essere faticoso, ma con il tempo diventa molto più gratificante e vi libererà da queste soluzioni di massa tecnologiche, non trovate?
No responses yet